Un rifugio dell’anima
È stato un gesto semplice, quasi spontaneo: «La casa di Anna su in Hoffe è in vendita, prendila», suggerì papà Silvio.
Fabrizia e Roberto non ebbero dubbi. Quella casa la conoscevano bene. Da sempre sognavano un luogo tutto loro, dove far nascere qualcosa che somigliasse a un sogno, e il Keisn ormai stava stretto.
Così, nel 2001, nasce il Laite.
In sappadino significa un prato al sole: un nome che è una promessa di luce, di accoglienza, di futuro. Le sale che oggi accolgono gli ospiti risalgono al 1800 e al Seicento. Un tempo erano stanze semplici, protette dal freddo da piccole finestre e grandi stufe in muratura. Oggi sono intime, eleganti, riscaldate dal legno vivo e dalla cura con cui sono state riportate alla luce.
Roberto ha sverniciato a mano ogni centimetro del legno originale, con la pazienza di chi conosce il valore del tempo. Ogni parete, ogni oggetto racconta una storia, custodita e rivelata con delicatezza. D’inverno, il calore delle kòchlouvn scalda l’anima prima ancora del corpo. D’estate, l’aria profuma di cirmolo, l’essenza amata da Fabrizia, che talvolta affiora anche nei suoi piatti.
Il Laite non è solo un ristorante: è un luogo dell’anima.
Qui, ogni gesto è cura. Ogni piatto, un racconto. Ogni stagione, una nuova emozione da condividere.